Dopo un’agonia durata alcuni giorni, è morto nell’ospedale dell’Aquila, alle 2 di questa mattina, il boss Matteo Messina Denaro. L’ultimo latitante della stagione stragista di Cosa nostra, catturato dopo la lunghissima latitanza solo otto mesi fa, se ne va con tutti suoi misteri e i suoi segreti.
Nemmeno la paura della morte l’ha fatto vacillare
Sono stati proprio questi il punto di forza principale del suo strapotere e si è ben guardato dal confessarli fino all’ultimo, nei numerosi faccia a faccia con i magistrati inquirenti in questi ultimi mesi, dopo la cattura. «Io non mi farò mai pentito», aveva affermato già nel primo interrogatorio. «Se ho qualcosa non lo dico, sarebbe da stupidi» rincarava la dose, parlando dei dei beni patrimoniali posseduti, indissolubilmente legati retroscena alle trame mafiose di cui è stato indiscutibilmente protagonista.
Parole di sdegno
Tantissime le reazioni dal mondo della politica, della magistratura, della cultura, del mondo cattolico: «La morte non cancella le responsabilità», si esprime così Don Ciotti, il fondatore di Libera «Oggi che lui se n’è andato, di fronte alla morte ciascuno si ferma, ma non si può cancellare le violenza di quei crimini, di quelle centinaia di persone che sono state spazzate via.»
Il cugino
«Quello che mi dispiace, e lo dico non per vendetta ma per giustizia, è che in carcere abbia trascorso così poco tempo. E’ morto troppo presto, avrebbe dovuto scontare più a lungo la sua pena, sperando che, facendosi un esame di coscienza, iniziasse a collaborare con la giustizia». Così il cugino, Giuseppe Cimarosa. E aggiunge: «Sono sgomento nel vedere quanti messaggi di condoglianze e vicinanza ai familiari sono arrivati da parte dei miei concittadini e non solo, persone comuni, mi sconvolge
Triste realtà
Alle 8 di questa mattina, sono arrivate puntuali come una stilettata anche le parole tristemente vere dello scrittore Roberto Saviano: «Matteo Messina Denaro (1962-2023), assassino. Il boss è morto, l’Italia continua a essere un Paese a vocazione mafiosa». Così su X Roberto Saviano, dopo il decesso del boss mafioso Matteo Messina Denaro.»
Il fratello di Paolo Borsellino
Tanta amarezza anche nelle parole di Salvatore Borsellino, fratello di Paolo Borsellino, di cui il boss di Cosa Nostra è considerato uno dei mandanti: «Ha pensato di farsi curare dallo Stato invece che in latitanza. La mafia non è stata sconfitta, anzi è più forte di prima. Con la sua fine non credo si chiuda niente. Non si tratta della mafia stragista degli anni ’90, ma di una mafia molto più pericolosa, che si è insinuata nell’economia, nelle amministrazioni.»
Un dolore senza fine
Ha poi concluso: « La morte di Matteo Messina Denaro non serve certo a lenire le ferite. Penso solo che oggi è morto un criminale, ma nessuno mi ridarà mio fratello né la verità sulla strage in cui ha perso la vita. Questa sua latitanza è stata una vergogna per lo Stato, come lo sono state le latitanze di Bernardo Provenzano e di Totò Riina».»