Il giornalista conviveva con un tumore ai polmoni

Morte Purgatori. «Una terapia antibiotica avrebbe potuto salvarlo»

Nessuno dei medici che, nella clinica privata Villa Margherita di Roma, ebbe in cura Andrea Purgatori comprese la patologia da cui era affetto

L’endocardite, l’infezione delle valvole cardiache, che aveva colpito Purgatori, non era stata di fatto riconosciuta dai medici che lo avevano in cura.

I sospetti della famiglia

Una comune terapia antibiotica avrebbe potuto allungargli la vita. Secondo la consulenza richiesta dal pm Giorgio Orano, a firma Luigi Marsella e Alessandro Mauriello. La morte del giornalista era avvenuta il 19 luglio scorso. E la famiglia, che da subito aveva denunciato questa morte troppo repentina e sospetta, ora commenta: «Dalla diagnosi errata effetti gravissimi.»

Che cosa dicono i consulenti

Nella consulenza voluta dalla Procura, come riporta il Corriere della Sera, si legge che il dottor Laudani, medico curante di Purgatori, «ometteva la prescrizione di accertamenti clinici, di laboratorio e strumentali. Finalizzati alla diagnosi di endocardite infettiva. Tali omissioni risultano ascrivibili a imperizia e non rispondenti alle buone pratiche cliniche da noi individuate in letteratura.» Purgatori venne poi sottoposto a terapia anticoagulante. Ma anche a radioterapia per aggredire ipotetiche metastasi cerebrali diagnosticate dal professor Gianfranco Gualdi. Con le conseguenze che conosciamo: significativo malessere, aumento della febbre e autonomia compromessa. «Sulla base dei dati clinici, radiologici e della terapia impostata», continuano i consulenti del pm, «era opportuno valutare altre ipotesi diagnostiche oltre a quella proposta dalla dottoressa Giallonardo di un’embolia conseguente a una fibrillazione atriale.»

Troppo tardi

Il giornalista venne successivamente sottoposto a verifiche anche al Policlinico Umberto I. «Sostanzialmente con gli stessi elementi, i sanitari sin da subito ipotizzavano un’endocardite batterica e tempestivamente effettuavano gli accertamenti necessari a confermare la diagnosi. La perizia ha escluso anche la presenza di metastasi cerebrali, indicate dal professor Gualdi, a Di Biasi, alla dottoressa Maria Chiara Colaiacomo e allo stesso Laudani. E aggredite con una radioterapia dagli effetti collaterali problematici.»

La reazione dei familiari

La famiglia di Andrea Purgatori si dichiara «incredula» dell’operato dei medici. «La diagnosi iniziale del maggio 2023, del Professor Gianfranco Gualdi, del dottor Di Biase e della dottoressa Colaiacono, di numerose metastasi celebrali, era errata. Come è risultato senza incertezze dall’indagine autoptica.» E aggiunge: «non solo ha sviato il percorso terapeutico della reale patologia. Ma ha avuto conseguenze gravissime. Avendo condotto ad immediate ed importanti cure radio terapiche su tutto l’encefalo alla massima potenza e intensità.»

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