Si sono visti tagliati fuori dai giochi

Irritazione della Lega, dopo la telefonata Meloni-Schlein

Agli occhi del partito di coalizione, questa operazione è apparsa come un vero e proprio inciucio tra la premier e la leader del Pd

Sembra che Giorgia Meloni non avesse concordato la sua svolta sulla linea di politica estera con Matteo Salvini. E abbia, invece, preferito trovare un accordo con la leader del Pd Elly Schlein. Sentendosi al telefono due volte.

Immediato cessate il fuoco

«Non è un metodo che ci appartiene.» Ha commentato il vice di Salvini, Andrea Crippa, che ha dichiarato a La Stampa. «Noi della Lega discutiamo le posizioni della maggioranza all’interno della coalizione, non con le telefonate al Pd.» Gli emissari di palazzo Chigi sono arrivati alla Camera per comunicare ai partiti di maggioranza che si dovevano astenere sulla parte della mozione del Pd. Con cui si chiedeva l’immediato cessate il fuoco a Gaza. A quel punto i leghisti sono saltati sulla sedia. «Ha sorpreso anche me», aggiunge il capogruppo Riccardo Molinari, «perché quella non è la nostra posizione. Noi della Lega discutiamo le posizioni della maggioranza all’interno della coalizione, non con le telefonate al Pd».

Non è una questione di tifoseria

C’è irritazione per l’imbarazzo provocato tra i leghisti e nello stesso Salvini che, ospite a un ricevimento all’ambasciata d’Israele, avrebbe ribadito il suo sostegno alla legittima difesa di Tel Aviv, mentre il Parlamento aveva appena impegnato il governo, di cui fa parte, a chiedere un immediato cessate il fuoco a Gaza. La Lega poi ne fa «una visione identitaria. Si stanno mettendo in gioco due visioni di mondo diverse: noi non stiamo con Israele per una questione di tifoseria, ma perché c’è in ballo un pezzo del destino dell’Occidente». Dichiara il vice di Salvini, Crippa. Quello, insomma, che ai loro occhi assume le sembianze di un vero e proprio inciucio tra la premier e la leader del Pd. Un’operazione orchestrata da palazzo Chigi con l’obiettivo di tagliarli fuori dai giochi ed evitare che potessero creare problemi di fronte a un primo cambio di posizione del governo sulla guerra a Gaza. Per di più, con l’aiuto di Forza Italia.

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