La donna era infastidita anche dal fatto che contribuissero alle spese

Giudice dà ragione alla madre: i figli devono andarsene da casa

A Pavia, una mamma 75enne fa causa ai figli 40enni, che non ne volevano sapere di farsi una vita

E non se ne vogliono andare recitava il titolo di un film, di fine anni 80. Evidentemente, la situazione da allora non è cambiata. Anzi è pure peggiorata se una mamma, ormai settantacinquenne, è dovuta arrivare a tanto. La signora, che vive a Pavia, ha fatto causa ai figli, un 42enne e un 40enne, che non ne volevano sapere di andarsene da casa.

Situazione insostenibile

Alla fine, è stata proprio la signora ad avere mal meglio, riuscendo a sfrattarli. I due dovranno fare i bagagli entro il 18 dicembre. A irritare la madre, oltre al rifiuto dei due fratelli di farsi una vita, è stato anche il fatto che i figli non contribuissero alle spese e si rifiutassero di assisterla nelle attività domestiche. Ma anche la loro abitudine di rientrare nel cuore della notte e di lasciare le loro cose in completo disordine.

Lavorano entrambi

I tre hanno sempre vissuto insieme, dalla separazione della madre dal marito. I figli, dopo il diploma, hanno trovato a fatica un’occupazione stabile. La madre li ha sempre comunque sostenuti, finché non è arrivato il lavoro. Ma anche in quel caso, entrambi sono rimasti a vivere con lei.

Lo sfratto

Vani tentativi di convincerli a farsi una vita ed è così che la madre si è decisa a sfrattarli. Nella sentenza, il giudice scrive: «La permanenza nell’immobile agli inizi poteva ritenersi fondata, in quanto basata sull’obbligo di mantenimento gravante sulla genitrice, non appare oggi più giustificabile dal momento che i due resistenti sono soggetti ultraquarantenni.»

Restituzione dell’immobile

«Nell’ordinamento non c’è alcuna norma che attribuisca al figlio maggiorenne il diritto incondizionato di permanere nell’abitazione di proprietà esclusiva dei genitori, contro la loro volontà e in forza del solo vincolo familiare.» Sentenzia infine il Tribunale di Pavia. Il richiamo è a una sentenza del Tribunale di Modena, che descrive la convivenza in casa del genitore «un comodato senza determinazione di durata», che prevede la restituzione dell’immobile quando il proprietario lo richiede.

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