Saluta l’Italia, Sinner, guardando l’orologio che segna l’orario europeo alla fine dell’impresa, le otto e un quarto di mattina.
Riscrive le gerarchie
È lui il primo finalista italiano nella storia dell’Australian Open, un giovane uomo arrivato dall’Alto Adige per riscrivere la storia del tennis. Con una prestazione da vero fuoriclasse Jannik Sinner ha interrotto l’infinita sequenza di match vinti a Melbourne da Novak Djokovic, con dieci titoli e nessuna sconfitta in semifinale. Al giovane Sinner bastano quattro set, i primi due schiaccianti: 6-1, 6-2, 6-7 (6-8), 6-3 e la sua straordinaria performance fa sembrare il gigantesco Djokovic quasi minuscolo.
La resa di Djokovic
Con il mestiere, con la disperazione, Djokovic, con quel poco che gli rimane, prova a ritrovare un po’ di profondità dei colpi negli ultimi set. Approfitta di qualche raro errore dell’avversario. Ma dura poco, dopo 3h21’, sul 5-3, Jannik non vacilla e chiude con un attacco di dritto lungolinea. Le sue sono parole di chi ha coronato un sogno. «Aspettavo questa partita, per imparare ancora qualcosa. Abbiamo un tennis simile, ho avuto l’impressione che nei primi due set non fosse a suo agio, io ho tenuto duro e adesso capisco perché chiamano Australian Open l’happy Slam. A 17 anni avevo avuto l’opportunità di allenarmi con Novak a Montecarlo, mi consigliò di essere il più imprevedibile possibile. Ci ho provato anche oggi. Sono arrivato alla mia prima finale Major, cosa posso dire? Sono contento, la fiducia non mi manca, aspetto di vedere tra Medvedev e Zverev chi sarà l’avversario».