Esce tra pochi giorni il libro Raffaella Carrà tra moda e mito, edito da 24Ore Cultura e con la direzione artistica di Sergio Japino. La copertina, in un rigoroso bianco e nero, ritrae il suo iconico caschetto. «Ho scelto quella foto perché con quell’abito da sera di Luca Sabatelli e i capelli dal taglio perfetto, Raffaella sembra una scultura» spiega lo storico dell’arte e della moda Massimiliano Capella, già curatore della mostra «Barbie The Icon», al Mudec di Milano e alle prese ora con l’icona Raffa.
Il compagno sempre presente
Japino, coreografo e regista, l’ha diretta a partire da «Millemilioni», Raiuno, anno 1981, fino «A raccontare comincia tu», Raitre, anno 2019, dice di quella che stata anche sua compagna di vita: «Raffaella ha saputo creare un’immagine di sé sempre diversa, eppure sempre praticamente uguale». Nella prima foto del volume, lui è con lei che gli sistema il papillon e ha un sorriso che riempie tutto la spazio che c’è. Japino fatica a parlare di Raffaella e lo fa oggi, dopo tanto tempo. «Il suo carisma veniva dalla sua contagiosa gioia di vivere, dallo sguardo quasi fanciullesco con cui affrontava le cose nuove della vita e del lavoro, dalla sua granitica volontà».
Il ballo della discordia
Tra foto di scena e foto private, nel libro emerge la diva internazionale, che ha fatto la storia del costume in Italia. Fu la prima a mostrare l’ombelico, nel 1970, e l’anno dopo la Rai censurò il suo Tuca Tuca, il ballo considerato troppo provocante, «inaccettabile per le famiglie», continua Capella. Non a caso, quando Madonna lo ripropose nel 2012, sembrò ancora modernissimo. Nel 1986, David Letterman intervistò Raffaella Carrà nel suo show e le chiese se aveva fatto tanti soldi. Lei rispose: «Sì, ho guadagnato tanto. Ho pagato le tasse. Per l’Italia, è una vittoria delle donne».
Ha fatto scuola
A soli 22 anni, la Carrà è già famosa anche in America, dove recita da protagonista a fianco di Frank Sinatra ne «Il colonnello Von Ryan» di Mark Robson. Ha alle spalle una sfilza di film, il primo a nove anni, nel melodramma di Mario Bonnard Tormento del passato. È stata un esempio di indipendenza femminile e nel libro questo aspetto emerge con forza. Nella musica, è stata la ragazza che «cantava con tutto il corpo», parole sue, ma in tv è stata anche quella che intervistava Giulio Andreotti a Buonasera Raffaella. Il suo look, che era anche un modo di pensare, è stato imitato da Madonna a Lady Gaga a Beyoncé. Al costumista Luca Sabatelli, fu lei a imporre un suo stile: «Se mi metti una calzamaglia d’oro, posso uscire per strada. Ma se mi metti l’abito di sartoria sembro una segretaria».