Si complica la situazione tra emendamenti presentati in ritardo, rinvii vari e, a quanto pare, fondi dirottati dalle modifiche parlamentari e all’accoglienza dei migranti per finanziare il comparto sicurezza.
Bagarre in aula
Le opposizioni si sono dette «tradite», dopo settimane di riunioni per trovare un’intesa sulle priorità a cui destinare proprio il tesoretto da 100 milioni l’anno per le camere. Il Pd parla di «governo in tilt» e di «rischio di esercizio provvisorio», mentre il M5s esclude «condivisione» del percorso con la maggioranza. L’oggetto del contendere è uno dei tre emendamenti del governo, a lungo attesi e depositati giovedì scorso. a tarda sera. Non bastavano le tensioni sul tema pensioni, di alcune categorie della pubblica amministrazione. Con una correzione che non convince né le minoranze né i sindacati e nemmeno quelli dei medici, che hanno comunque confermato lo sciopero del 18 dicembre.
La polemica
A esasperare i toni, in questo caso, sono gli stanziamenti per forze di polizia, Forze armate e vigili del fuoco, applaudite da tutto il centrodestra a partire dal ministro della Difesa, Guido Crosetto. Tuttavia per recuperare questi 100 milioni di euro a farne le spese dovrebbe essere la dote minima lasciata per consentire le modifiche parlamentari. Inoltre viene sforbiciato di 15 milioni l’anno anche il nuovo fondo per l’accoglienza dei migranti e dei minori non accompagnati. Anche a favore dei Comuni interessati, creato ad hoc dall’esecutivo con il Decreto Anticipi.
Calendario in discussione
E ancora, il tesoretto per le Camere viene dimezzato per i prossimi due anni, passando da 100 a 50 milioni (52 milioni nel 2025). Ridotto anche per gli anni a venire di 25 milioni di euro l’anno. A questo punto, nella maggioranza sembra sempre più difficile rispettare anche il nuovo calendario, che ha già fatto slittare l’arrivo del testo in Aula al 18 dicembre. Con conseguente slittamento di un primo ok entro il 21 dicembre, giorno tra l’altro della conferenza stampa di fine anno di Giorgia Meloni.