Gianfranco Fini, ex presidente della Camera, già ministro, vicepremier e leader di Alleanza nazionale, rischia 8 anni di carcere per il riciclaggio di somme cospicue tra il 2009 e il 2015. Il solo avvocato dello Stato propone per lui l’assoluzione.
La vicenda monegasca
La storia ben nota è quella relativa all’appartamento di Montecarlo. Sito in boulevard Princesse Charlotte, 14, e lasciato in eredità ad Alleanza nazionale e acquistato poi a poco più di trecentomila euro da Tulliani. Rivenduto poi a 1 milione e 250 mila a un ignaro acquirente. Una vicenda giudiziaria oggetto di archiviazione, da parte dell’allora procuratore capo di Roma Giovanni Ferrara. Ripescata dal successore, Giuseppe Pignatone, come fattispecie di riciclaggio. Secondo l’accusa, l’operazione fu finanziata dall’imprenditore delle slot machine Francesco Corallo, evasore di 85 milioni di euro di tasse. Parte della cifra bonificata a Giancarlo Tulipani, cognato di Fini, per trasferirli, a Elisabetta Tulliani, compagna del leader politico, e al padre Sergio Tulliani. Corallo cercava provvedimenti che lo avvantaggiassero sotto il profilo imprenditoriale. E la famiglia di Fini avrebbe ben potuto assicurargli un assist legislativo.
La confessione della Tulliani
Assistito dagli avvocati Michele Sarno e Francesco Caroleo Grimaldi, Fini ha giurato di essere stato all’oscuro della provenienza di quelle somme. Ieri, in aula, l’aiuto della compagna Elisabetta Tulliani, che ha parlato di «spregiudicato comportamento doloso da parte di mio fratello.» E ha sostenuto come Fini ne fosse all’oscuro. «Dopo un lungo travaglio interiore sento l’obbligo morale di offrire un contributo alla verità. Finora non ho parlato per non turbare le mie figlie. Ma ora sento il dovere di confessare le mie responsabilità. Ho nascosto a Gianfranco la volontà di comprare la casa e poi la successiva vendita… Ero certa che il denaro per l’acquisto fosse di mio fratello».
La sentenza ad Aprile
«Scontata la richiesta di condanna, ma continuo ad avere fiducia nella giustizia», ha commentato Fini, che si dice «estraneo alla accuse». Per Giancarlo Tulliani, ieri assente, la richiesta è di 10 anni di carcere, per la sorella 9 e poi 5 per il padre, Sergio Tulliani. Ma anche 13 per Rudolph Theodor Baetzen, socio di Corallo. E se le pm sottolineano come «Corallo e gli altri fossero consapevoli di schermare le proprietà in offshore» l’imprenditore si è visto prescrivere le accuse nei giorni scorsi, inclusa quella «madre» di peculato. La sentenza è rinviata al 18 aprile.