La protesta degli agricoltori esplosa in Francia, ha già contagiato Germania e Olanda e sta arrivando in Italia e Spagna.
La risposta della Ue
Un’Europa sempre più percepita come distante, con norme penalizzanti e una burocrazia sempre più complessa, che si traduce in manifestazioni e blocchi stradali. I gilet verdi in Francia e il ritorno del movimento dei forconi, che in Italia coinvolge sempre più comuni, destano più di una preoccupazione. La prima risposta è arrivata dalla presidente della Commissione Ue Ursula von Der Leyen. «Dobbiamo superare questa polarizzazione con il dialogo. E voi meritate una giusta remunerazione per il vostro lavoro. Il nostro obiettivo è sostenere i vostri mezzi di sussistenza e garantire la sicurezza alimentare dell’Europa. Ognuno di noi ha un ruolo da svolgere in questo senso. Urge che le cose migliorino, al settore serve una prospettiva di lungo termine.»
La situazione in Francia
Il tragico incidente avvenuto a un blocco stradale, nel sud della Francia, in cui sono morte due donne (madre e figlia), ha portato la tensione nel Paese alle stelle. Le manifestazioni hanno ormai varcato la banlieu parigina, e l’estrema destra soffia sul fuoco, con il Rassemblement National e Reconquete, che appoggiano le rivendicazioni degli agricoltori. La capolista di Reconquete Marion Marechal e la presidente del Comitato delle organizzazioni agricole europee Christiane Lambert, in questi giorni erano a Bruxelles a difesa degli agricoltori che denunciano la svolta verde che li punirebbe.
Dilaga la protesta
In Italia da Vercelli a Frosinone, da Torino a Viterbo, da Pescara a Bari, migliaia di agricoltori stanno scendendo in piazza con i loro trattori. Fanno fronte comune contro farine d’insetti e burocrazia, carne coltivata e caro-gasolio. La Stampa riporta oggi dell’iniziativa di Franco Clerico, titolare di un’azienda nel Cuneese, che racconta di aver lanciato una protesta «alla quale non sapevo se avrebbe partecipato qualcuno» e di essersi ritrovato in piazza con un centinaio di trattori e quasi 200 persone. «Adesso mi chiamano colleghi ogni giorno: vogliono protestare, vogliono cambiare le cose.»