La cantante ha raggiunto un accordo con il pubblico ministero spagnolo nell’ambito del processo a Barcellona per frode fiscale. La popstar avrà una pena sospesa di tre anni. La cantante ha ammesso di non aver pagato al governo spagnolo 14,5 milioni di euro di tasse tra il 2012 e il 2014. La notizia era nell’aria, e alla fine il difensore della star, l’avvocato penalista Pau Molins, e la controparte: le Procure della Repubblica e dello Stato catalana, hanno aggiunto l’accordo. Shakira ha riconosciuto di aver evaso il fisco e si impegna a pagare una multa di un milione di dollari, ottenendo così una fortissima riduzione della pena detentiva.
Le irregolarità
A Shakira è stata contestata l’evasione relativa agli anni 2012, 2013 e 2014. In quel periodo la Spagna era già diventata la sua residenza abituale. Nel Paese iberico la cantante non ha solo interessi professionali, ma affettivi: la sua relazione, ora finita, con il calciatore del Barcellona Gerard Piquè, dal quale ha avuto due figli. Un’ispettrice dell’Agenzia delle Entrate ha studiato lo stile di vita di Shakira degli ultimi anni: spese, viaggi, appuntamenti professionali, visite di collaboratori, vacanze e persino con che frequenza è andata a prendere i figli a scuola o ha ricevuto il suo parrucchiere a casa. Da questa ricostruzione è emerso che negli esercizi sotto esame la cantante ha trascorso in Spagna più del minimo legale di sei mesi e un giorno all’anno sufficienti per stabilire che la sua residenza fiscale fosse lì.
La tesi difensiva
Questa versione è stata sempre respinta da Shakira e dai suoi legali. Secondo la tesi difensiva, la residenza fiscale dell’artista in quegli anni era alle Bahamas. E quelle che per l’Agenzia delle Entrate erano «assenze sporadiche» quando viaggiava per motivi professionali o personali. Per l’artista sono invece elementi distintivi dello «stile di vita nomade» che ha mantenuto prima di trasferirsi più stabilmente a Barcellona, a partire dal 2015.
Una nuova denuncia
Ma c’è una nuova grana per la cantante: la procura spagnola l’accusa di aver frodato l’agenzia delle entrate spagnola di ulteriori sei milioni di euro nel 2018. Quando già risiedeva in Spagna, attraverso la cessione dei suoi diritti a una rete di società irrintracciabili, in paradisi fiscali. La frode ammonta a 5,3 milioni di evasione dell’Irpef e altri 700 mila euro di mancati versamenti dell’imposta sul patrimonio.