È quasi un’assoluzione per Mimmo Lucano. L’ex sindaco di Riace è stato condannato a un anno e sei mesi, solo per un reato amministrativo: l’abuso d’ufficio. La Corte d’Appello di Reggio Calabria, dopo sette ore di camera di consiglio, ha quindi ribaltato quasi completamente la precedente decisione del Tribunale di Locri, del settembre 2021, che comminava 13 anni e quattro mesi all’ex primo cittadino di Riace.
Sentenza ribaltata
Ma oggi, a distanza di poco più di due anni, con la sentenza d’appello, sono cadute tutte le imputazioni più gravi: dall’associazione a delinquere finalizzata all’immigrazione clandestina, al peculato alla truffa aggravata ai danni dello stato. Alla lettura della sentenza, Mimmo Lucano era assente. Ma l’aula, al momento del verdetto, era affollata di sostenitori del modello Riace, che hanno fatto partire un fragoroso applauso.
Accuse pesanti
Lucano era stato accusato di essere il promotore di un’associazione a delinquere finalizzata alla gestione illecita dei fondi destinati ai progetti Sprar e Cas. Il verdetto d’appello ha smontato questo assunto. «Posso aver sbagliato, ma ho agito per aiutare i più deboli», aveva dichiarato l’ex sindaco, prima della sentenza.
La difesa
I suoi avvocati difensori: Giuliano Pisapia e Andrea Dacqua avevano parlato di «accanimento non terapeutico». Pisapia, l’ex sindaco di Milano, nella sua arringa aveva puntato sulla personalità di Lucano: «In tutta la sua vita ha sempre fatto quello che serviva agli altri e non quello che serviva a se stesso».
Una sentenza importante
Altro punto di forza della difesa è stato quello politico: «Come si fa a dire che ha fatto quello che ha fatto per motivi politici? Non c’è il dolo e mancano la consapevolezza e la volontà di un vantaggio economico.» E infine: «Questa sentenza è importante, soprattutto alla luce degli ultimi avvenimenti. Un conto è la giustizia, un conto è la politica».