Consegnata ai familiari quattro mesi dopo l’attentato di via D’Amelio – ma inspiegabilmente mai repertata – l’agenda in cui Paolo Borsellino appuntava i numeri di familiari, amici, colleghi e conoscenti. Oggi l’agenda è arrivata davanti alla commissione nazionale antimafia, a consegnarla ai parlamentari è stata la figlia Lucia.
Ennesima lacuna
Un gesto che pare avere una doppia finalità: dimostrare l’ennesima lacuna nelle indagini sulla strage e ristabilire la verità sulle amicizie del magistrato. Negli anni, molti si sono detti legati a Borsellino da stretti rapporti, ma i numeri di parecchi di loro non comparirebbero nell’agenda marrone.
La borsa intatta
La rubrica era contenuta nella borsa, rimasta intatta dopo l’esplosione di via D’Amelio e restituita alla famiglia a novembre del 1992, dall’ex questore di Palermo Arnaldo La Barbera. Riconosciuto, da diverse sentenze, come uno dei responsabili del clamoroso depistaggio delle indagini sull’eccidio. L’unica cosa che mancava dalla valigetta era la famigerata agenda rossa in cui il giudice, secondo chi gli era più vicino, appuntava le sue riflessioni che avrebbero potuto dare indicazioni importanti agli investigatori.
L’agenda rossa mai ritrovata
Ma L’agenda rossa non è mai stata ritrovata. Sarebbe sparita dalla borsa nella quale, come ricordato dai figli, Borsellino l’aveva conservata prima di uscire di casa il giorno dell’attentato. «Nella borsa di mio padre c’era non solo l’agenda rossa, ma anche un’agenda marrone, che conteneva una rubrica telefonica.» Spiega Lucia Borsellino.
Di chi si fidava davvero Borsellino?
«Un’agenda mai repertata, che ci è stata consegnata e che abbiamo custodito per trent’anni, senza aver mai saputo che non avesse avuto attenzione, sotto il profilo delle indagini. In questi giorni, ho chiesto a mio fratello di fornire, a questa commissione, copie scansionate di quell’agenda. Sarà mio padre a far comprendere chi fossero le persone di cui si fidava e quelle di cui non si fidava», ha poi chiosato la figlia del giudice.