La vittoria sul filo del rasoio, ma netta, di Alessandra Todde, candidata del campo largo di Pd e M5S, sul candidato Paolo Truzzo, sostenuto dalla coalizione di centro-destra: FdI, Lega e FI, ha suscitato più di una reazione da tutto il mondo politico e non solo.
Un voto che va al di là
Il trionfo della candidata del centro-sinistra non era affatto scontato, anzi. Sulla carta, le possibilità della coalizione uscente apparivamo decisamente maggiori. Le lentissime operazioni di spoglio hanno tenuto l’intero Paese sulla corda, per oltre ventiquattr’ore. La spiegazione sta nel fatto che si tratta della prima donna a governare la regione Sardegna. Il primo Presidente del M5S, la prima regione strappata alla destra dal 2015. E la prima battuta d’arresto per il governo a guida Meloni. Un qualcosa che va molto al di là del semplice risultato locale, ma che investe tutta la politica nazionale.
Unica strada percorribile
Todde, dopo aver festeggiato la vittoria con i leader della sua coalizione: Conte e Schlein, ha pragmaticamente parlato subito di programma e di priorità. ««Credo si possa scrivere una pagina di storia per la Sardegna. Voglio cominciare dalla sanità, occuparmi dall’assalto eolico e dai giovani che emigrano. Vorremmo un’isola moderna, pulita, meta per chi vuole vivere in un contesto del terzo millennio.» E ha spiegato, inoltre, che l’alleanza M5s-Pd è l’unica strada percorribile e, sul caso delle cariche della polizia agli studenti: «Noi abbiamo risposto ai manganelli con le matite”. Anche Matteo Salvini ha commentato i risultati: «Vinciamo e perdiamo insieme, il popolo è sovrano. Difficile la corsa col cambio candidato all’ultimo. Poi, in una nota congiunta Meloni-Tajani-Salvini: «Da queste elezioni non emergerebbe in Sardegna un calo di consenso per il centrodestra.»