È un’immagine che ha scosso tutti, ieri, quella della nostra Ilaria Salis. Detenuta a Budapest da quasi un anno, è comparsa, come imputata, davanti ai giudici, in catene.
Una scena da film dell’orrore
Il corpo minuto e atletico di questa giovane donna appariva imprigionato da manette ai polsi e alle caviglie. I ceppi, a loro volta, legati fra loro a un cinturone, attaccato a una sorta di guinzaglio, trattenuto dalle guardie penitenziarie. Dietro di lei, oltre ai due coimputati tedeschi, gli uomini di un corpo speciale degli agenti di custodia, in tenuta mimetica antisommossa. Agghindati con giubbotti antiproiettili, «mephisto» nero calato sul volto, come se stessero scortando un pericoloso criminale o un boss mafioso. La 39enne maestra elementare monzese, militante antifascista, era stata arrestata nella capitale ungherese a seguito di una contromanifestazione, nei giorni in cui la città era diventata sede di un raduno di neonazisti provenienti da tutta Europa. Accusata di aggressione ai danni di due estremisti e di far parte di una «associazione estremista», rischia fino a 24 anni.
L’intervento di Tajani
Questa mattina, su mandato del ministro degli Affari Esteri Antonio Tajani (allarmato per il non rispetto delle norme Ue), il Segretario Generale della Farnesina, l’ambasciatore Riccardo Guariglia, ha convocato l’incaricato d’Affari della Repubblica di Ungheria. Per ribadire la contrarietà del nostro Paese rispetto alle modalità di detenzione di Salis. Attendiamo sviluppi.