È arrivato in jeans, scarpe da tennis, giubbotto blu e barba lunga, questa mattina prima delle dieci, Alessandro Impagnatiello, nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Milano. Dove si è aperto il processo per l’omicidio della sua ex compagna e convivente Giulia Tramontano, incinta del loro figlio Thiago. Sul trentenne, ex barman all’Armani Cafè di Milano, pendono le pesantissime accuse di omicidio aggravato da premeditazione, crudeltà, futili motivi e dal vincolo affettivo, di occultamento di cadavere e procurata interruzione di gravidanza.
Lo sguardo basso per evitare l’assalto di fotografi e e le domande dei giornalisti, Impagnatiello è stato accompagnato nella gabbia dell’aula. Dove è rimasto in silenzio a lungo, prima di scoppiare in lacrime. A quel punto, con la voce spezzata dal pianto, si è lasciato andare a qualche dichiarazione spontanea. «Sono tante le persone a cui voglio chiedere scusa, anzitutto a Giulia e alla sua famiglia. Lo devo principalmente a Giulia.» Parole che hanno sortito un effetto immediato sui famigliari della vittima. La sorella della vittima, Chiara, e il padre sono infatti immediatamente usciti dall’aula. Ascoltare le parole di Impagnatiello era «troppo pesante per loro», ha spiegato il legale della famiglia. «Non ci sono mai le parole giuste» ha continuato l’accusato, «È stato un gesto di disumanità, inspiegabile, che mi ha lasciato sconvolto e perso. Non vivo più. Quel giorno me ne sono andato anche io perché, anche se sono qui, non vuol dire che sono vivo. In un giorno ho distrutto la vita di Giulia e del figlio che aspettavamo. Mi scuso, non posso chiedere perdono, ma mi scuso con tutte le persone. Non chiedo che queste scuse vengano accettate perché sento ogni giorno cosa vuol dire perdere un figlio. So solo che possono essere ascoltate e se questa è l’occasione per farlo, allora porgo le scuse alla famiglia in primis. Mi metto a nudo. L’unica cosa che io oggi faccio la sera è sperare di non svegliarmi più la mattina. Chiederò per sempre scusa a queste persone finché sarò qui.»
Sul pentito d’Impagnatiello giura l’avvocato della difesa Samanta Barbaglia. «Se è stato sincero pentimento? Assolutamente sì, sono dichiarazioni partite direttamente da lui per chiedere scusa. Era la prima occasione per chiedere scusa nei confronti della famiglia di Giulia. Non si sa spiegare quello che è accaduto, è sgomento rispetto a quello che è successo e si sente molto male. Si trova in una situazione di grandissimo dolore. Abbiamo appena iniziato il processo, siamo tranquilli e andiamo avanti. Sulla perizia psichiatrica non dico nulla, è la posizione che abbiamo tenuto fino adesso e di non mostrare le nostre carte, cerchiamo di spegnere il più possibile l’aspetto mediatico», ha poi concluso. La Corte d’Assise di Milano ha fissato per il prossimo 12 febbraiol’udienza in cui verranno sentiti i primi testimoni dell’accusa. Il prossimo 7 marzo saranno interrogate Loredana e Chiara Tramontano, madre e sorella della vittima e la ragazza che aveva avuto una relazione con l’imputato.