La scoperta, frutto di una ricerca dell'Istituto Besta, è davvero singolare

I benefici del lavoro a maglia sulla nostra mente

La ricerca, commissionata da Gomitolorosa, ha dimostrato per la prima volta in modo scientifico i benefici del knitting nell’incrementare l’attenzione e la concentrazione

Un recente studio italiano ha, infatti, dimostrato che lavorare a maglia e all’uncinetto fa bene al cervello, anche di chi sta affrontando un tumore. Non è più quindi una questione di «saggezza popolare», la leggenda narra che persino Albert Einstein si rilassasse lavorando a maglia, ma il potere rilassante dello sferruzzare ora ha anche una base scientifica. «L’attività di knitting ferma i pensieri intrusivi, aumenta il livello di attenzione. E, nel caso delle pazienti oncologiche, le rende più concentrate durante il colloquio con gli oncologi, nel momento in cui è necessario fare scelte dirimenti che incidono sulla propria salute.» Spiega Alberto Costa, presidente di Gomitolo Rosa, l’associazione che da oltre un decennio promuove la «lana-terapia» in una trentina di ospedali italiani.

Lo studio

La ricerca, commissionata da Gomitolorosa alla Fondazione Ircss Istituto Neurologico Carlo Besta di Milano, ha dimostrato per la prima volta in modo scientifico i benefici del knitting nell’incrementare l’attenzione e la concentrazione. Mediante l’innovativo strumento di diagnostica, la Magneto-Encefalo-Grafia (MEG), è stata registrata l’attività magnetica ed elettrica della corteccia cerebrale di 40 volontari. Tutti esperti di knitting, di un’età compresa tra i 27 ed i 63 anni, sottoposti all’esame prima e dopo una sessione di lavoro a maglia di 20 minuti.

Migliora l’attenzione

L’esperimento è stato effettuato su un gruppo di controllo di soggetti che non praticano abitualmente l’attività di knitting. «L’aspetto innovativo della ricerca è il fatto che si dimostra come il lavoro a maglia influisca positivamente sull’attenzione delle persone che praticano questa attività, migliorando l’allerta e l’orientamento, che influiscono sullo “stato di attivazione” del soggetto in preparazione allo stimolo e alla capacità di direzionare l’attenzione verso gli stimoli rilevanti.» Spiega Davide Rossi Sebastiano, responsabile della Neurofisiopatologia al Besta e capo progetto.

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