Parla Antonio Del Santo, il medico che ciò il cantautore

Continua la querelle tra la vedova Battisti e il co-autore di tanti successi

Battisti, parla il medico che lo curò: «Mogol gli diede un biglietto e lui lo nascose alla moglie»

Una nuova rivelazione si affaccia nella triste vicenda che accompagna la morte di Lucio Battisti. Solo alcuni giorni fa, la vedova del cantautore aveva pubblicato una lettera indirizzata a Mogol, accusandolo in poche parole di non essere l’amico sincero che pensava che fosse.

La smentita

Più specificatamente, Grazia Letizia Veronese smentiva categoricamente la dichiarazione del paroliere secondo cui lui avrebbe consegnato una lettera all’amico di nascosto, in ospedale. «A tal proposito, ti invito a non raccontare più la commovente storia della “lettera consegnata di nascosto a Lucio”, ora da un’infermiera, ora da un medico, ora da un non meglio identificato “professore”.

Categorica

“Voglio precisare, una volta per tutte, che mio marito in quei giorni lottava per la sua vita, che nessuno ha mai ricevuto una tua lettera, che Lucio in quegli stessi giorni non è stato mai lasciato solo e che non ha mai pianto, tantomeno ricordando la vostra ‘amicizia’». Ha poi chiosato la Veronese.

Le parole del medico

In soccorso, però, della versione di Mogol è arrivato ora il medico che aveva in cura Battisti all’epoca, Antonio Del Santo, medico dell’ospedale San Paolo di Milano, specialista in medicina interna e ematologia dell’Ospedale San Paolo di Milano.

Nelle mani di Lucio

Intervistato da La Stampa, il medico ha ripercorso quei tristi giorni del 1998 e ha rivelato: «Ho consegnato io stesso il biglietto di Mogol a Battisti durante una delle tante visite di controllo che gli facevo». E ancora: «A me lo diede la collega di un altro reparto. E io lo portai subito in camera di Battisti… gli dissi che arrivava da Mogol e che potevo allungarglielo, leggerlo ad alta voce per lui o stracciarlo. Stava a lui, e soltanto a lui, scegliere».

Il mistero s’infittisce

E poi aggiunge: «Era giusto un bigliettino, due o tre righe al massimo e un numero di telefono in fondo. Mogol desiderava fargli sapere che lo pensava e che era a sua disposizione per qualsiasi cosa… quelle parole semplici colpirono Battisti al punto da commuoverlo. L’ho detto e lo ribadisco. Sono l’unico a poterlo fare: ero lì». Il biglietto restò quindi nelle mani di Battisti: «Riuscì, non so come, a nasconderlo alla moglie. Non ho davvero idea di che fine abbia fatto». 

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