LIBROTERAPIA

Monica Acito: “Uvaspina”, tra la città e il mare

La forza tellurica del vernacolo unita alla freschezza di un racconto sulla giovinezza che invoca la fame di felicità

Una voglia sotto l’occhio sinistro, scura come un acino maturo incastonato nella pelle chiarissima: è nato così, Uvaspina, tanto che si è abituato presto a essere chiamato con quel nome che lo identifica con la sua macchia. A quasi tutto Uvaspina è capace di abituarsi: al notaio Pasquale Riccio, suo padre, che torna a casa solo per i pasti e si vergogna di lui; alla Spaiata, sua madre, che dopo aver incastrato Pasquale Riccio con le sue arti di chiagnazzara non si dà pace di aver perduto il proprio fascino e finge di morire ogni volta che lui esce di casa.

I diritti cinematografici di Uvaspina sono stati opzionati da Indiana Production

Ma soprattutto Uvaspina è abituato a sua sorella Minuccia, di poco più piccola. Fin da bambina, Minuccia è abitata da un’energia capace di esplosioni imprevedibili, che proprio su Uvaspina misurano il proprio potere: Minuccia tiene in scacco il fratello con la sua forza fisica, con le sue ripicche crudeli, con l’acume di chi sa colpire nel punto di massima fragilità, come quando gli dice: “Avevano ragione i compagni tuoi, sei veramente un femminiello”. Intorno a loro, Napoli… I diritti cinematografici di Uvaspina sono stati opzionati da Indiana Production.

Uvaspina di Monica Acito – Bompiani

Si consiglia la lettura con un liquore di mandarino dei Campi Flegrei

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