Basta con i cellulari e i tablet nelle scuole d’infanzia e alle medie, anche per fini didattici. Esclusi i palmari, ma solo per la scuola primaria. Così ha deciso il ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara. Una stretta in riposta «perché spesso l’utilizzo di smartphone e tablet diventa, nel rapporto tra studenti e docenti, un elemento di tensione, che in alcuni casi porta anche all’aggressione del personale scolastico. Meno distrazioni, più responsabilità, più delega.» Ha spiegato il ministro.
Che sta succedendo?
Parole che hanno generato diverse reazioni nel mondo dell’educazione. Da un lato, chi si schiera a favore del ministro perché, come sottolinea lo psicologo Paolo Crepet «non fa un passo indietro, ma guarda avanti senza andare alla cieca.» E un’altra parte che definisce «assurda l’idea dell’inquilino di viale Trastevere.» Perché, come rileva il tecnologo della formazione Paolo Ferri, è in totale contraddizione con le istruzioni operative del Decreto ministeriale 66, firmato dallo stesso Valditara. Norme che prevedono «didattica e insegnamento dell’informatica, del pensiero computazionale e del coding, dell’intelligenza artificiale e della robotica, a partire dalla scuola dell’infanzia.»